Pannolini lavabili, abbigliamento biologico per bambini, fasce per portare neonati

Pannolini Nappynat: i chiarimenti dell’azienda dopo la multa per pubblicità ingannevole

Mi sento chiamata in causa come rivenditrice dopo la multa per pubblicità ingannevole inflitta dall’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (A.G.C.M.) all’azienda Olive S.p.A relativamente alla linea di pannolini usa&getta Nappynat. Cosa è successo? Esattamente un anno fa, il 15 dicembre 2016, l’A.G.C.M. condanna l’azienda Olive S.r.l. a pagare una multa e a rifare le confezioni dei pannolini Nappynat togliendo le scritte “100% naturali”, “biodegradabili”, “compostabili”; anche il sito internet di Nappynat è stato oggetto di restyling. Tanto per capire meglio il contesto vi faccio notare che la causa è stata avviata non da consumatori, ma da aziende concorrenti, nello specifico la Faber S.p.A, produttrice dei pannolini Pampers e leader del mercato, e la Heilife S.r.l., produttrice dei pannolini Naturaè, diretta concorrente nel settore dei pannolini “ecologici”.

La vicenda è stata ripresa questo autunno da articoli scritti sul quotidiano online Huffington Post e sul Venerdì di Repubblica, che hanno messo in allarme alcuni genitori, preoccupati di aver acquistato prodotti illegali e potenzialmente pericolosi per la salute dei propri figli. Pubblico quindi qui i chiarimenti mandati dai legali della Olive S.r.l. ai propri rivenditori a seguito della divulgazione degli articoli citati.

  1. <<Non risponde al vero il fatto che i pannolini per l’infanzia “Nappynat” siano stati dall’A.G.C.M. ritenuti dannosi per la salute: ad onor del vero, l’Autorità in questione – che non si occupa di tutelare la salute del consumatore ma solamente di regolare il mercato e le condotte commerciali ivi utilizzate – ha solamente contestato l’utilizzo del claim pubblicitario “100% naturali”, alla luce del fatto che i velcri di chiusura dei pannolini (che, oltre a costituire una percentuale irrisoria dei materiali componenti il Prodotto, sono amovibili e non entrano in contatto con la pelle del bambino) sono composti di materiali di origine non naturale.
  2. Non risponde al vero il fatto che l’A.G.C.M. abbia ritenuto i prodotti de quibus non biodegradabili e non compostabili: l’Autorità amministrativa in questione ha solamente contestato la mancata produzione, da parte della Olive s.r.l.,  delle certificazioni europee di compostabilità e biodegradabilità, certificazioni che, ad ogni modo, sono in corso di ottenimento.
  3. E’ assolutamente falsa – oltre che gravemente diffamatoria – la notizia secondo cui il TAR del Lazio avrebbe rigettato il ricorso della Olive s.r.l.; ancor più grave è l’affermazione secondo cui tale rigetto avrebbe confermato la dannosità del prodotto “Nappynat”: la verità – dimostrata documentalmente – è che il ricorso con cui la Olive s.r.l. ha chiesto al TAR del Lazio di annullare il provvedimento sanzionatorio adottato dall’A.G.C.M., nonchè di confermare la legittimità degli slogan pubblicitari contestati, è ancora pendente. Per detto ricorso non è ancora stata fissata l’udienza di discussione. Sul punto è doveroso chiarire che la sentenza del TAR del Lazio, alla quale fanno erroneamente (o strumentalmente) riferimento i predetti giornalisti, riguardava una questione preliminare e meramente procedurale connessa con il procedimento sanzionatorio in argomento.
  4. Del tutto falsa è altresì l’informazione secondo cui “i pacchi illegali sarebbero ancora in commercio”. la Olive s.r.l. ha prontamente ottemperato alle statuizioni dell’A.G.C.M, modificando le predette confezioni e rimuovendo tutti quegli slogan pubblicitari da considerarsi ancora sub iudice.
  5. Si può affermare senza timore di smentita che i pannolini Nappynat sono certamente e indubitabilmente i più naturali ed ecocompatibili presenti sul mercato: l’aver – eventualmente – ecceduto nel definire “100% Naturale” ciò che invece era tale ma in percentuale inferiore, non rende il Prodotto in questione “dannoso per la salute”, specie alla luce del fatto – oggettivo ed indubitabile – che i beni equivalenti venduti dalle grandi multinazionali del settore sono invece composti per buona parte da materiali di origine petrolchimica. (Roma, 20 novembre 2017)>>

pannolini Nappynat

Ora, prima di proporre ai miei clienti questo tipo di pannolini mi sono accuratamente informata ed ho ricevuto conferme sulla qualità dei prodotti, sia dall’azienda sia dalle mamme che li hanno provati. Probabilmente non è ancora chiaro in che modo smaltire correttamente il pannolino, anche perché – come peraltro ho sempre comunicato ai miei clienti – la normativa non è uguale in tutta Italia; tuttavia mi hanno confermato che se malauguratamente un pannolino Nappynat venisse abbandonato nell’ambiente (ma non fatelo!) si degraderebbe in pochi mesi e non in 500 anni come un pannolino usa&getta tradizionale. Se devo trovare una pecca nel comportamento dell’azienda è la tardiva e scarsa comunicazione del procedimento in questione nei confronti dei rivenditori come me e dei clienti finali. Dire esattamente come stavano le cose e dare le rassicurazioni del caso avrebbe secondo me giovato all’immagine dell’azienda.

Ci tengo comunque a precisare che la sentenza dell’A.G.C.M. non prevedeva di ritirare dal commercio le vecchie confezioni, quindi se qualche sito o negozio avesse ancora qualche scorta della vecchia versione non è da considerare illegale, né tanto meno dannosa. Ovviamente se ci sono stati degli errori è giusto che vengano segnalati e corretti, nell’attesa che si concluda il procedimento. Per quanto riguarda la qualità dei pannolini Nappynat e i materiali utilizzati potete facilmente consultare le certificazioni presentate sul sito internet e fare il confronto con altre marche di pannolini, se ne trovate… Non è infatti obbligatorio per i pannolini indicare la composizione del prodotto e i siti dei pannolini di tipo tradizionale che ho consultato io non dicono nulla a questo proposito.

Se poi avete ancora dei dubbi sull’utilizzo dei pannolini usa&getta potete prendere in considerazione di usare i pannolini lavabili, una scelta che coniuga risparmio, rispetto per l’ambiente e salute del bambino. Se serve assistenza contattatemi, vi aiuterò volentieri nella scelta dell’opzione più adatta alle vostre esigenze. Trovate invece nel negozio online i pannolini Nappynat disponibili.

Lucia

Mi chiamo Lucia Monterosso, vivo a Cremona e ho 3 figli. Da sempre interessata alle tematiche ambientali, al commercio equo e solidale, alla green economy, sono fondatrice di Pannolinofelice, una piccola impresa nata per diffondere l'uso dei pannolini lavabili e abbigliamento sostenibile per bambini.

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Commenti

  1. Ciao Lucia! ti leggo spesso e ti seguo oramai da un po’, ma questa volta devo dare ragione a Marta. Io ho saputo la notizia dei pannolini Nappynat, che io acquistavo, leggendo l’articolo del Venerdì, di cui tu scrivi nell’articolo, e ho strabuzzato gli occhi: ho scoperto che invece di tutelare l’ambiente lo stavo danneggiando. Per mesi ho buttato i pannolini nell’umido senza che questi in realtà potessero essere smaltiti in quel modo. E come se non bastasse ho anche rischiato di prendere una multa salata. Non credo sia serio da parte tua far passare le sentenze di un’Autority come se fossero acqua fresca. Soprattutto perché da te, che sei una rivenditrice accreditata, ci si aspetta senso di responsabilità, trasparenza e oggettività nella comunicazione. Quando ci sono di mezzo giudici e sentenze è meglio usare cautela. Lo dico perché ho avuto modo di apprezzarti.

    Ti auguro un piacevole e buon Natale!!


    • Ciao Federica, mi spiace tu abbia avuto l’impressione che volessi sminuire la sentenza dell’Agcm, in realtà scrivo che gli errori vanno corretti e mi sono anche lamentata per la scarsa comunicazione da parte dell’azienda (fai conto che io ne sono venuta a conoscenza per caso in agosto tramite un gruppo Facebook…). Mi interessava però, proprio per una questione di trasparenza, dare voce anche alla controparte, pubblicando la replica degli avvocati di Nappynat così come l’ho ricevuta. Per i contatti che ho avuto io con l’azienda rimango fiduciosa su una conclusione positiva della vicenda. Per quanto riguarda la biodegradabilità dei pannolini puoi anche contattare direttamente il servizio clienti di Nappynat e leggere un’ulteriore precisazione di Nappynat pubblicata sul sito Greenme https://www.greenme.it/vivere/speciale-bambini/25958-pannolini-nappynat-pubblicita-ingannevole
      Grazie per gli auguri, ricambio volentieri!


  2. Buonasera Lucia, intanto grazie per cercare di essere una rivenditrice seria. Ti scrivo perchè c’è qualcosa che non mi torna nel tuo articolo e nella rettifica della azienda di Nappynat.
    Sei sicura che la causa sia azionata solo ed esclusivamente dalle aziende di cui tu scrivi e non anche dalle numerose segnalazioni dei consumatori, compresa la mia, alle autorità competenti? Non credi che se le rilevazioni di genitori e consumatori fossero infondate non sarebbero mai state prese in considerazione?

    1) Su che base l’azienda scrive che i pannolini Nappynat non sono ritenuti dannosi per la salute, quando sul Web si trovano numerosi riscontri da parte di mamme che lamentano arrossamenti e irritazioni della cute dei loro figli?

    2)L’Agcm ha chiaramente scritto che le documentazioni fornite dall’azienda di Nappynat “non risultano minimamente in grado di mostrare in modo chiaro, specifico, accurato e inequivocabile, la veridicità dei vanti pubblicitari quali biodegradabilità , compostabilità, batteriostaticità, ma anzi ne confermano l’ingannevolezza”. Nelle comunicazioni promozionali inoltre i pannolini sono presentati come naturali e prodotti con materie prime di origine vegetale, questa affermazione come scrive sempre l’agcm “oltre ad essere smentite dalle stesse indicazioni riportate sulla confezione, è da ritenersi non veritiera”. Nelle conclusioni si legge: “le comunicazioni commerciali del professionista aventi ad oggetto le vantate caratteristiche di “biodegradabilità” “compostabilità”, “batteriostaticità” nonché “l’origine vegetale e naturale delle materie prime” utilizzate per i pannolini Nappynat appaiono fuorvianti e ingannevoli, sia sulla base delle evidenze in senso contrario acquisite in atti, sia per il mancato assolvimento dell’onere della prova, in esito al quale le suddette affermazioni devono considerarsi inesatte, ai sensi dell’articolo 27, comma 5, del Codice del Consumo e dell’articolo 15 del Regolamento”.

    3) Non è vero che il ricorso Nappynat-Olive al Tar è ancora pendente. Il Tar ha emesso una sentenza di rigetto per inammissibilità il 14 settembre 2017.

    Mi sento inoltre di fare un’ultima precisazione: la sentenza Agcm dispone che si debba smettere “la diffusione e la continuazione” della pratica commerciale scorretta. Come smettere la pratica commerciale scorretta se non ritirando le confezioni di pannolini e sostituirle con quelle corrette??


    • Ciao Marta, grazie per il tuo contributo, provo a risponderti per come ho interpretato io la vicenda, non ho nessun “mandato” da parte di Nappynat 🙂
      Ho fatto riferimento alle aziende Faber e Heilife perchè sono citate chiaramente nella prima pagina della sentenza: “7. La predetta condotta è stata segnalata nei mesi di marzo e aprile 2016 dalle imprese concorrenti Fater e Heilife poi intervenute nel procedimento ai sensi dell’articolo 10 del Regolamento, che hanno ritenuto di rimettere alle valutazioni dell’Autorità gli elementi acquisiti che a loro dire comproverebbero l’ingannevolezza dei messaggi diffusi dal professionista” (cioè la Olive).
      2) L’esperienza di utilizzo di un pannolino è sicuramente personale, dipende da molti fattori e certamente dalla sensibilità della pelle di un bambino. Non escludo che alcuni bambini possano aver avuto irritazioni con i pannolini Nappynat, così come possono averle avute con altri tipi di pannolini o anche con i pannolini lavabili. Un altro conto però è dire che sono dannosi e le certificazioni ottenute dall’azienda linkate nell’articolo dimostrano il contrario (fra cui quella per l’assenza di fltalati). In ogni caso questo discorso non rientra nella valutazione dell’Agcm ai fini della sentenza, che è l’argomento del mio post.
      3) Da quanto ho capito non c’era fino a poco tempo fa una normativa univoica e chiara sulla compostabilità dei pannolini, poichè si faceva riferimento a standard tecnici relativi agli imballaggi e non specifici sul prodotto “pannolino”. Infatti solo recentemente i pannolini Naturaè commercializzati da Heileife possono vantare la certificazione di compostabilità ai sensi della normativa UNI EN 13432:2002 (anche se nel sito di Naturaè non viene specificato se si possono effettivamente gettare nell’umido!). Io credo che Nappynat stia intraprendendo questa strada, come scritto dai loro legali
      4) Come scritto dai legali nella nota che ho riportato e che risale a novembre 2017 la sentenza di inammissibilità n.9869/2017 fa riferimento ad una questione procedurale diversa e non entra nel merito della questione.

      Infine, se la sentenza dispone una multa e l’adeguamento delle confezioni di vendita, pena ulteriori sanzioni, vuol dire che per l’Autorità questo è sufficiente per smettere la pratica commerciale scorretta. Se non ci sono state queste ulteriori sanzioni vuol dire che Nappynat ha eseguito correttamente le disposizioni richieste.

      Io non mi sento di entrare in questioni legali, di cui sono al corrente presumibilmente solo in parte, né in questioni tecniche perchè non ne ho le competenze, né tanto meno in guerre commerciali più grandi di me (ho visto proprio adesso che nel 2013 Naturaè era stata multata dall’AGCM per lo stesso motivo: http://www.ecodallecitta.it/notizie/376309/gli-ecopannolini-di-wip-di-compostabile-hanno-solo-limballaggio/). Mi interessa proporre ai miei clienti alternative il più possibile rispettose della salute e dell’ambiente. Ho ritenuto di mettere al corrente i clienti della “questione Nappynat” in un’ottica di trasparenza in modo che ognuno possa valutare come comportarsi. Resto fiduciosamente in attesa di una risoluzione positiva, a vantaggio dei consumatori e dell’ambiente.
      Ne approfitto per augurarti buone feste!


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